martedì 7 giugno 2011

Vivere in afghanistan


I pericoli in Afghanistan sono tanti, tuttavia in questa guerra «tecnica» non c’è il desiderio di conquista né la volontà di affermare un «blocco» politico-militare come successe agli americani per il Vietnam. Laggiù i morti non contavano tanto rispetto all’obiettivo. Oggi i governi e le popolazioni vivono la perdita di ogni singola vita umana come la peggiore delle sconfitte, sia pur da mettere nel conto dei rischi conseguenti ad impegni internazionali presi e sicuramente da rispettare. Il paragone non è dunque né giusto né corretto. I nostri militari sono professionisti seri che hanno regole di ingaggio, esperienza e attrezzature assimilabili a quelle in dotazione a tutti gli altri contigenti impegnati nelle missioni all’estero. E’ un po’ romantica e datata anche la sua visione del figlio «che parte soldato» perché non trova lavoro. Il tasso di disoccupazione in Italia è più basso rispetto alla media europea anche se tra i ragazzi sotto i 25 anni abbiamo la performance peggiore. Però nessuno è costretto a giocare alla guerra. Si diventa soldato per concorso. E per passione. La generazione «né-né» è frutto non tanto di politiche giovanili insufficienti, quanto di famiglie troppo protettive e di un percorso formativo post-studio troppo lungo e costoso. 










Non ricordiamoci di loro solo quando tornano in una bara ricoperta dalla bandiera Italiana con il sottofondo dei pianti e delle urla dei loro cari. Pensiamoli e onoriamoli sempre.

Folgore

Kabul, carabiniere ucciso

Un ufficiale dei carabinieri - il tenente colonnello Cristiano Congiu, 50 anni, di Roma - è stato ucciso con un colpo di arma da fuoco in Afghanistan, dove era in servizio presso l'ambasciata italiana a Kabul come esperto antidroga. Lo apprende l'Ansa da fonti dell'Arma, le quali precisano che si è trattato di un fatto di criminalità comune, da non mettere in relazione alla sua attività.

Secondo una prima ricostruzione, Congiu - ufficiale della Dcsa, la Direzione centrale dei servizi antidroga, a Kabul dal 2007 - si trovava in una località della valle del Panjshir, nell'Afghanistan nord orientale, insieme a due suoi conoscenti di vecchia data, entrambi civili: un afgano (che aveva anche frequentato l'Accademia militare di Modena, 6 o 7 anni fa) e una donna americana.

Durante questo loro viaggio - stando alle informazioni finora apprese da fonti dell'Arma - hanno incrociato un gruppo di afgani. Uno di questi, un giovane, per motivi ancora imprecisati avrebbe afferrato la donna, sbattendola violentemente contro un muro. Il tenente colonnello Congiu ha interpretato questo atto come un'aggressione nei loro confronti e ha fatto fuoco con la sua pistola, ferendo lievemente al fianco il ragazzo. Gli altri afgani sono scappati e lo stesso militare dell'Arma ha prestato le prime cure al giovane: stava per caricarlo in auto e trasportarlo in ospedale, quando i compagni del ragazzo ferito sono tornati, questa volta insieme ad altri uomini armati. Questi, da lontano, hanno sparato tre colpi di kalashnikov, uno dei quali ha centrato alla testa Congiu, che è morto sul colpo.

La donna americana e l'afgano sono riusciti a raggiungere la loro vettura e a scappare. Al primo posto di polizia afgano, a circa un chilometro, hanno denunciato l'episodio. Le forze di sicurezza locali si sono recate sul posto ed hanno recuperato il corpo dell'ufficiale. Durante successive ricerche è stato individuato il ragazzo ferito, che è stato arrestato.

Sull'episodio ha aperto un'inchiesta la procura di Roma, competente ad indagare sui fatti in cui sono coinvolti i cittadini italiani all'estero, mentre alcuni carabinieri del Ros stanno partendo per l'Afghanistan per svolgere accertamenti.

Congiu lascia la moglie e un figlia di 5 anni, che vivono a Pontecorvo, in provincia di Frosinone. Mentre è sorvegliata e circondata dai carabinieri la villetta che sorge in aperta campagna, in località Tordoni. Giornalisti, fotografi e fotoreporter sono tenuti a debita distanza.

I MESSAGGI DI CORDOGLIO Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa con commozione la notizia della morte in Afghanistan del Tenente Colonnello dei Carabinieri Cristiano Congiu, ha inviato al Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, un messaggio di cordoglio, chiedendogli, nella tragica circostanza, di rendersi interprete presso i famigliari dell'Ufficiale dei suoi sentimenti di solidale vicinanza e partecipazione. Lo rende noto un comunicato stampa del Quirinale.

«Enormemente rattristato dalla notizia della morte del tenente colonnello dei carabinieri Cristiano Congiu, caduto in Afghanistan nella regione del Panshir per sventare un'aggressione ai danni di civili, desidero esprimere, a nome mio personale e dell'assemblea di Palazzo Madama, i sentimenti del più profondo e sincero cordoglio alla famiglia e all'Arma dei Carabinieri». Così il presidente del Senato, Renato Schifani, in un telegramma inviato al comandante generale dell'Arma dei carabinieri, Leonardo Gallitelli. «Ancora una volta - aggiunge il presidente Schifani - assistiamo ad uno straordinario esempio di coraggio e umanità di un militare italiano impegnato nel difficile e rischioso territorio afghano».

«Ho appreso la tragica notizia dell'uccisione del tenente colonnello Cristiano Congiu, caduto per
difendere la legalità e l'incolumità di civili in una terra difficile e martoriata quale l'Afghanistan. Desidero esprimerle, a mio nome e di tutta la Camera dei deputati, il cordoglio più profondo e la mia sincera vicinanza, di cui la prego di volersi fare interprete presso i familiari». Lo afferma il presidente della Camera Gianfranco Fini nel messaggio inviato al Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli.

Il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, che durante la nottata aveva seguito la vicenda in continuo contatto con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e con il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, ha espresso il proprio cordoglio e quello dell'intero governo ai familiari del tenente colonnello Cristiano Congiu, caduto in Afghanistan. È quanto rende noto un comunicato di palazzo Chigi.

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa, appresa la notizia della tragica scomparsa del tenente colonnello dei Carabinieri Cristiano Congiu, esperto della Direzione centrale dei servizi antidroga avvenuta in Afghanistan ad opera della criminalità comune, ha espresso, tramite il Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri, che lo tiene costantemente informato sulla vicenda, il proprio cordoglio e la sua vicinanza alla famiglia dell'ufficiale.

Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha espresso il proprio dolore e cordoglio per la tragica scomparsa del tenente colonnello Cristiano Congiu, esperto antidroga e per la sicurezza in servizio presso l'Ambasciata d'Italia a Kabul ucciso con colpi d'arma da fuoco nella provincia del Panshir in circostanze ancora da verificare. «Questo ulteriore pesante tributo che ci troviamo a pagare - ha detto Frattini in una nota diffusa dalla Farnesina - non ci deve far deflettere dal nostro impegno quotidiano di stabilizzazione dell'Afghanistan e di progressivo trasferimento all'esercito e alla polizia afghani delle responsabilità di sicurezza del proprio Paese». Frattini ha quindi rivolto ai familiari della vittima «un sentimento di vicinanza e di commossa ammirazione per un uomo che ha dato la vita in una missione di pace per il proprio Paese».
Onore a lui

La finta regola scolastica

ROMA - La circolare è di dieci giorni fa, quando in realtà a Trieste c'era ancora una bora da 100 km orari. Ma sembra che il preside Raffaele Marchione sia persona previdente. E infatti: «Con l'approssimarsi della bella stagione - è scritto su quel foglio che gira di classe in classe - si invitano allieve e allievi a indossare un abbigliamento adeguato durante le lezioni». Cosa vuol dire adeguato? Sembra che il preside Marchione sia anche un po' pignolo. E infatti: «Non saranno accolti studenti con abbigliamento da spiaggia (spalle scoperte, pantaloni corti o a mezza gamba)».
È a fine maggio, in tutte le città di mare, la campanella annuncia in un suono solo la fine delle lezioni e il trasferimento in spiaggia. Un po' di sole, due chiacchiere, un panino e poi a casa: che c'è di meglio? A Trieste i ragazzi si trovano ai Topolini, le piattaforme sul lungomare di Barcola. Ed è forse questo il doposcuola che hanno in mente i 30 studenti che l'altra mattina si presentano al portone del Tommaso di Savoia, Istituto tecnico navale. Sono in maglietta (ok), scarpe da tennis (ok), e bermuda (ahi), cioè i pantaloni a mazza gamba messi al bando dalla circolare. Il preside è sicuro, si tratta di una protesta organizzata. E spedisce il bidello Francesco a sbarrare la strada agli studenti in «abbigliamento non adeguato». Non è certo il primo caso, con le circolari delle scuole in tema di «abbigliamento adeguato» si potrebbe riempire una rivista di moda.
Da Trieste in giù sono state vietate le infradito, vietati i pantaloni a vita bassa (con relativo sondaggio durante Domenica in), vietate le minigonne, il piercing, gli abiti sexy e pure i mini top. Altro che Mohammed al Shribini - rettore dell'Università di Tanta, delta del Nilo - che ha messo fuori legge solo i pantaloni aderenti. La vera novità, a Trieste, sta nella reazione dei ragazzi che non vanno direttamente al mare e non provano nemmeno a forzare il blocco del bidello Francesco. Ma, nientemeno, chiamano la polizia. Gli agenti arrivano, ascoltano i ragazzi, parlano con il vice preside mentre le trasmittenti gracchiano lungo i corridoi del Tommaso di Savoia. Una trattativa vera e propria che arriva a un compromesso: in bermuda può entrare solo chi mette il proprio nome e cognome sul foglio che tiene in mano il bidello Francesco, sempre fermo lì davanti al portone. Entrano in otto, quelli che hanno una prova pre esame che non possono mancare. Ma hanno paura perché con il 5 in condotta si viene bocciati e a cosa serve quel foglio che il bidello Francesco sta portando al preside? Gli altri ragazzi si dividono: chi torna a casa, chi va ai Topolini di Barcola. Almeno una decina, però, si fermano davanti alla scuola, lì in piazza Hortis, a ripassare il programma con un professore di buon cuore.

La percezione del colore

La formazione della percezione del colore da parte dell'occhio avviene in tre distinte fasi:
  1. Nella prima fase un gruppo di fotomi (stimolo visivo) arriva all’occhio, attraversa cornea, umore acqueo,pupilla, cristallino, umore vitreo e raggiunge i fotorecettori della retina (bastoncelli e coni), dai quali viene assorbito. Come risultato dell’assorbimento, i fotorecettori generano (in un processo detto trasduzione) tre segnali nervosi, che sono segnali elettrici in modulazione di ampiezza.
  2. La seconda fase avviene ancora a livello retinico e consiste nella elaborazione e compressione dei tre segnali nervosi, e termina con la creazione dei segnali opponenti, segnali elettrici in modulazione di frequenza, e la loro trasmissione al cervello lungo il nervo ottico.
  3. La terza fase consiste nell’interpretazione dei segnali opponenti da parte del cervello e nella percezione del colore.

lunedì 6 giugno 2011

La mini-naja

 

In tre anni circa 15 mila giovani avranno la possibilità
di indossare la divisa per un periodo di tre settimane

I prefetti: «Iniziativa pittoresca e inutile». Il ministro: «i soldi fanno parte del dicastero»
La mini-naja al via tra le polemiche
La Russa: «I fondi? Sono cifre modeste»
In tre anni circa 15 mila giovani avranno la possibilità
di indossare la divisa per un periodo di tre settimane
Ignazio La Russa
Ignazio La Russa
ROMA
– I prefetti e i diplomatici la definiscono "pittoresca e inutile", che comporta uno spreco e basta. I poliziotti dicono che quei soldi sarebbero meglio spesi se li dessero a loro. La mini-naja, progetto caro al ministro della Difesa Ignazio La Russa, sta provocando molti malumori. Proprio adesso che l'iniziativa è stata finanziata e ci si prepara al reclutamento dei giovani ammessi a indossare la divisa per tre settimane. I dipendenti pubblici ritengono ingiustificabile che siano impiegati fondi per favorire quelli che sono definiti "novelli balilla", mentre si minaccia il taglio delle tredicesime allo scopo di compiere risparmi.

LE CIFRE - Lo stanziamento approvato per accogliere i giovani nelle caserme ammonta a 19,8 milioni di euro, di cui 6,5 da spendere quest'anno, 5,8 riservati all'anno prossimo e 7,5 previsti per il 2012. Il ministro La Russa domenica pomeriggio stava arbitrando una partita di calcio fra due squadre di bambini. Ha lasciato il fischietto per spiegare che «quei soldi fanno parte del bilancio della Difesa, io non vado a chiedere che i fondi degli altri ministeri vengano dirottati verso il mio dicastero». Ed ha aggiunto: «Voglio che siano spesi prima che facciano una brutta fine. Ho ben presente la sorte che è toccata ai soldi accantonati per il riordino delle carriere. Comunque riguardo alla mini-naja stiamo parlando di cifre modeste, in cambio delle quali riusciremo a ottenere un rapporto migliore dei giovani con le Forze armate».

COME FUNZIONA - L'abolizione della leva, secondo il ministro La Russa, ha tolto ai giovani la possibilità di un'esperienza che aiuta a crescere. Di qui l'idea di offrire a chi ne ha voglia almeno un assaggio di vita militare. A titolo di esperimento l'iniziativa prese avvio l'anno scorso. Furono selezionati 145 ragazzi e ragazze ai quali fu permesso di trascorrere quindici giorni nella caserma degli alpini del 6° reggimento di San Candido. Lo stage andò bene, i partecipanti furono entusiasti. E ora si attende che la mini-naja diventi operativa con un provvedimento in via di approvazione. Si calcola che in tre anni circa 15 mila giovani avranno la possibilità di indossare la divisa per un periodo di tre settimane. Una divisa che, però, in base a un emendamento presentato dal relatore di maggioranza Antonio Azzolini, potranno ricevere dietro versamento di una «modesta cauzione», un paio di centinaia di euro. Saranno ammessi giovani di età fra i 18 e i 30 anni, idonei a un'attività sportiva agonistica. Al termine dei corsi verrà loro riconosciuto lo status di militare.